Stuttgarter Friedenspreis: Rede von Rosa Maria Maggiore
Il premio della pace a Stoccarda: Manifesto di Rosa Maria Maggiore, Lampedusa

Stuttgart, 6. Dezember 2015

Rede von Rosa Maria Maggiore, genannt „Mamma Rosa“
Vorgetragen auf der Pressekonferenz vor der FriedensGala der AnStifter

Die Insel, auf der ich lebe, hat mich einige Dinge gelehrt, die ich mit euch teilen möchte.

1. Seit nunmehr 20 Jahren ist die Insel ein sicherer Landeplatz für diejenigen, die Europa erreichen wollen. Hunderttausende sind auf dieser Insel angekommen. Und das Zusammenleben mit den Einheimischen hat nie Probleme bereitet, solange den Migranten Rechte und Würde garantiert wurden. Erst als entschieden wurde, sie einzuschließen, sie als Verbrecher zu behandeln, gab es gewalttätige Ereignisse. Aber ausschließlich gegen Sachen, nie gegen Personen. So wurde in den Jahren 2009 und 2011 das Willkommenszentrum angezündet, das aufgrund absurder politischer Entscheidungen in einen Knast verwandelt worden war. Lampedusa hat mich also gelehrt, dass die Pforten der Gewalt sich öffnen, wenn den Menschen Rechte und Würde verweigert wird.

2. Die zweite Sache, die ich gelernt habe ist, dass die Schiffe, mit denen die Migranten in See stechen, letzten Endes alle dazu bestimmt sind, unterzugehen. Kein Wasserfahrzeug, das zu diesem Zweck konstruiert wurde, dann aber mit so vielen Menschen beladen ist, in Anbetracht dieses gefährlichen und langen Meeresabschnittes, war je dazu gedacht, am Bestimmungsort anzukommen. Alle Personen, die sich einschiffen, sind „natürlicherweise“ dazu verdammt unterzugehen. Es sind die Männer der Finanzpolizei, der Küstenwache, der Marine, die Besatzungen der Schiffe, die seit Jahren auf dem Meer sind, um die Migranten zu retten, die Matrosen auf den Handelsschiffen und den Fischerbooten, die Fischer von Lampedusa und Mazara und so weiter, die jedesmal ein „Wunder“ vollbringen, wenn sie Menschen retten. Das ist eine Wahrheit, die jeder kennt, der auf Lampedusa lebt, aber die niemand – weder Politiker noch Journalisten – der Öffentlichkeit mitteilt.

3. Eine andere Sache, die Lampedusa allen lehrt, die es begreifen wollen: es sind unsere Gesetze, die diese Menschen ins Meer werfen. Es ist nicht das Meer, es sind nicht die Stürme, es ist nicht das Pech. Noch sind es die Schleuser, die diese Menschen umbringen. Es sind wir, mit unseren Gesetzen, die wir die Menschenhändler „bewaffnen“. (Jene, die an Land bleiben, um ihr Geld zu zählen und das Geschäft zu organisieren). Mit diesen Gesetzen blockieren wir jeden legalen, sicheren und gerechten Zugangsweg.
Seit Jahren verlangen deshalb alle, die auf Lampedusa leben, die sofortige Öffnung von humanitären Zugangswegen, die denjenigen Personen, die Europa erreichen wollen, dies ermöglichen, ohne dass sie ihr Leben riskieren müssen.

4. Eine letzte Sache, die ich gelernt habe, möchte ich mit euch teilen: die Menschen, die auf Lampedusa anlanden, haben uns gewählt, haben den Westen gewählt. Und nicht allein und nie ausschließlich wegen unseres Wirtschaftsmodells oder wegen den Möglichkeiten eines besseren Lebens, die unser Kontinent ihnen eröffnet (zumindest theoretisch). Sie wählen uns, weil sie auf der Suche nach ihren Rechten sind. Das Recht, frei zu leben, der Zugang zu Bildung, seine Ideen äußern zu können, in Frieden zu leben. Der Frieden. In Wirklichkeit kommen sie, um Frieden zu suchen. Diese Personen abzuweisen, sie in ihre Länder zurückzuschicken, ist ein Sieg für die Feinde des Westens. Lampedusa hat mich gelehrt, dass es der Frieden ist, die Liebe und der Respekt, mit denen die Schlacht gegen das Böse gewonnen werden kann. Es ist, wie Erasmus von Rotterdam sagt: Alles, was wir mit Gewalt erreichen, werden wir auf dieselbe Weise wieder verlieren.

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Stoccarda, 6 dicembre 2015

Manifesto di Rosa Maria Maggiore, Lampedusa
Presentato alla conferenza stampa, Premio per la Pace degli AnStifter

L’isola in cui vivo mi ha insegnato alcune cose, che vorrei condividere con voi.

1. Sono ormai 25 anni che l’isola è approdo sicuro per chi vuole raggiungere l’Europa. Centinaia di miglaia di persone sono passate da questa isola. E la convivenza con chi vive a Lampedusa non ha mai creato problemi fin quando ai migranti sono stati garantiti diritti e dignità. Solo quando si è deciso di rinchiuderli, di trattarli come delinquenti, sull’isola si sono verificati episodi di violenza. Ma esclusivamente contro le cose, mai contro le persone. E cosi nel 2009 e nel 2011, il centro di accoglienza – che per decisioni assurde venne trasformato in carcere – fu dato alle fiamme.
Ecco cosa mi ha insegnato Lampedusa: che quando si violano i diritti e la dignità delle persone si aprono le porte alla violenza.

2. La seconda cosa che ho imparato è che le barche sulle quali i migranti vengono fatti partire sono TUTTE destinate ad affondare. Nessuna imbarcazione, costruita a quello scopo, carica di persone in quel modo, di fronte a quel tratto di mare, lungo e pericoloso, potrebbe mai arrivare a destinazione. Tutte le persone che si imbarcano sarebbero “naturalmente” destinate a naufragare. Sono gli uomini della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza, della Marina Militare, gli equipaggi delle navi che da anni sono in mare per salvare i migranti, i marinai delle navi commerciali e dei pescherecci, i pescatori di Lampedusa, di Mazara e non solo, che ogni volta compiono un “miracolo” salvando le persone.
Questa è una verità che chi vive a Lampedasa conosce, ma che nessuno – politico o giornalista – dice all’opinione pubblica.

3. Un’altra cosa Lampedusa insegna a chiunque voglia capire: sone le nostre leggi che buttano in mare quelle persone. Non è il mare, non sono le tempeste, non è la sfortuna, né gli scafisti a uccidere questo persone. Siamo noi, con le nostre leggi, che “armiamo” i trafficanti di uomini (quelli che restano a terra a contare i soldi ed a organizzare il business) e che chiudiamo qualsiasi via legale di ingresso, sicura e giusta.
Ed è per questo che da anni chi vive a Lampedusa chiede l’immediata apertura di corridoi umanitari che diano la possibilità alle persone che vogliono raggiungere l’Europa di farlo senza rischiare la vita.

4. Infine, un’ultima cosa che ho imparato vorrei condividere con voi stasera: le persone che approdono a Lampedusa hanno scelto noi, hanno scelto l’occidente. E non solo è mai esclusivamente per il nostro modello economico o per le opportunità di benessere che il nostro continente offre (almeno teoricamente). Scelgono noi perché cercano i diritti. Il diritto a vivere liberi, ad accedere all’istruzione, a esprimere le proprie idée, a vivere in pace. La pace. In realtà è proprio la pace che vengono a cercare. E respingere queste persone, rimandandole nei loro paesi, è una vittoria per i nemici dell’occidente.
Lampedusa mi ha insegnato che è con la pace, con l’amore e con il rispetto che si vince la battaglia contro il male e che – come dice Erasmo da Rotterdam: “Ciò che si conquista con la violenza, lo si perde nello stesso modo.”